Deportati e internati

Con l’armistizio dell’8 settembre 1943 si raggiunse il punto più basso della dissoluzione dello Stato Italiano: centinaia di migliaia di soldati furono raggiunti dalla notizia dell’armistizio quando già i tedeschi erano giunti in forze in Italia. Privi di una catena di comando certa, senza ordini e disposizioni, i soldati non furono in grado di opporre alcuna resistenza alle truppe naziste (salvo rare eccezioni). L’unica soluzione fu la fuga, il ritorno verso le proprie case.

Ma per coloro che non riuscirono in questa operazione, spesso difficoltosa, vi fu la deportazione in Germania dove per loro si aprirono le porte dei lager. “Non si conosce con esattezza il numero dei militari italiani catturati dai tedeschi nei giorni successivi all’8 settembre: confrontando le cifre ufficiali italiane del 1946/47 con quelle tedesche e con dati di singoli reparti, si arriva a un totale, generalmente accettato come orientativo, di 650.000 uomini. Di questi, 550.000 furono deportati nei lager di Germania e Polonia e 100.000 trattenuti nei Balcani, in parte in lager veri e propri, in parte alle dipendenze dirette dei reparti tedeschi.” (fonte ed approfondimenti: http://www.storiaxxisecolo.it/internati/internati1.htm)

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